ott 10

Fuga di cervelli: farsi riconoscere i titoli accademici all’estero

Fuga di cervelli: farsi riconoscere i titoli accademici all’estero

Lavorare all’estero – come far valere il nostro titolo di studio

In un periodo storico in cui il brain drain (fuga di cervelli) è all’ordine del giorno, il riconoscimento dei titoli di studio all’estero rimane imprescindibile.

In qualunque Paese vogliate andare, la procedura per il riconoscimento (o equipollenza) dei titoli non viene messa in atto senza la traduzione ufficiale (solitamente definita certified translation in inglese o traducción oficial in spagnolo) dei documenti richiesti.

Entra pertanto in gioco il traduttore giurato.

Vi consiglio, tuttavia, di studiare bene le istruzioni fornite dall’autorità competente per il riconoscimento dei titoli di studio del Paese in cui desiderate studiare o lavorare, onde evitare sprechi di energie e risorse.

Se la traduzione ufficiale (o giurata che dir si voglia) dei titoli non può mancare, la stessa cosa non può dirsi per l’asseverazione: in certi Paesi è infatti necessaria, in certi altri no.

La situazione è, come ci si poteva immaginare, complessa. Nei miei prossimi post riporterò in forma schematica l’iter da seguire per l’ottenimento del certificato di equipollenza dei titoli accademici (mi limito a questi per non creare eccessiva confusione, e parlerò degli iter per l’equipollenza delle qualifiche professionali in un secondo momento) nelle destinazioni anglofone e ispanofone più colpite dalla fuga di cervelli:

  • Regno Unito, Spagna, Irlanda e Malta per l’Unione Europea
  • Nuova Zelanda, Australia, Canada, Stati Uniti, Brasile, Argentina come Paesi extra-UE.

Pertanto, se state pensando di portare la vostra cultura ed esperienza oltre confine, non abbiate fretta e attendete i miei prossimi articoli: scoprirete che iter e tempistiche (per non parlare di costi) cambiano estremamente da Paese a Paese.